Pubblicato in: Fili, Libri

Mi ricordo di te, che fosti, e so che vivi ancora. Ma non so dove, oltre che nei miei pensieri e in un silenzio privo di sensi.

Era un signore andato via. A lei qui rimasta tantissimo mancava. La traccia da lui lasciata segnava ovunque intorno a lei l’aria. Come un quadro spostato per sempre segna la parete.

(Vivian Lamarque, Il signore d’oro)

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Mi ricordo questa giornata di festa, perché mia madre scavava e intagliava una bellissima zucca trasformandola in sontuosa zuppiera per il risotto. Mi ricordo che non c’erano Halloween, pipistrelli, scheletri e ragnatele, che non era carnevale, ma solo un giorno in più in cui ci si faceva gli auguri e si mangiava insieme, scivolando con inaspettata serenità verso il ricordo dei morti, per i quali si preparavano dolcezze speciali a base di grano, mele cotogne, pasta di mandorle, castagne e noci, e pensieri carichi di vita. Mi ricordo che li si aspettava, e che loro tornavano a occupare le sedie vuote intorno alla tavola, e a stupirsi ogni volta del nostro dolore di viventi.