Pubblicato in: Fili, Libri, Stati d'animo

Mi ricordo di aver appreso dal Viaggio in Armenia di Mandel’štam che tutte le favole armene e georgiane si chiudono con tre mele che cadono dal cielo: la prima è per chi ha raccontato, la seconda per chi  è stato ad ascoltare, la terza per chi ha capito. E pensavo a quante volte quest’ultima – nelle ordinarie relazioni – non se la porti via nessuno.

Pubblicato in: Estati, Fili, Luoghi, Stati d'animo

Mi ricordo che la manciata di giorni che riservo solo a me stessa è sempre stata inviolabile. Premeditata con larghissimo anticipo. Attesa ogni anno neanche si trattasse di andare dall’altro capo del mondo. Càpita anche in altri periodi dell’anno che mi allontani per qualche giorno, ma c’è sempre una ragione. Invece il mio partire sulla coda dell’estate non dà spiegazioni, stacca la spina e si apre alla sorpresa di svestirsi dei ruoli tradizionali, azzerando improvvisamente orari, cadenze e impegni familiari. Mi ricordo di aver sempre usato il treno e solo in anni recenti di averlo tradito associando al volo un’utilitaria a noleggio. Mi ricordo che il treno e il suo tempo lento allentavano finalmente tutti nodi dell’attesa, concedendo spazio alla lettura e alla musica in quel lasso sospeso in cui si smette di invecchiare e i pensieri si riordinano da sé.

Pubblicato in: 11-20, Estati, Identità, Mari, Sensi, Stati d'animo

Mi ricordo che di questi giorni si cominciava ad archiviare l’estate. O almeno a chiudere la casa che per circa tre mesi avevamo profumato di zuppe di pesce, sabbia e gomma di canottini e materassini, piccoli tesoretti fatti di conchiglie, paguri e stelle marine, olio di cocco e fresco di bucato. Mi ricordo che era un’avventura lunga e faticosa, affrontata in parte controvoglia ma sollecitata da quell’odore buono di cancelleria nuova di zecca che annunciava il nuovo anno di scuola. Mi ricordo che il futuro, qualunque fosse, finiva per sembrare sempre più allettante del passato, anche se non ne sono più tanto certa.

Pubblicato in: Affetti, Identità, Stati d'animo

Mi ricordo quella canzone di Francis Cabrel che dice: «Tout ce que j’ai pu écrire je l’ai puisé à l’encre de tes yeux». Mi è successo per un paio di creature almeno, una bella fetta di vita.

Pubblicato in: 21-30, Amori, Estati, Identità, Libri, Mari, Sensi

Mi ricordo che da quel libro in poi, letto in un’estate densa di sentori e di amori, l’odore delle mandorle amare fu inevitabilmente sempre e solo quello delle storie come quella (Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli belli, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato).

…e cosa importa se per avere tutto questo devi aspettare cinquantatré anni sette mesi e undici giorni notti comprese?
(Gabriel García Marquez, L’amore ai tempi del colera)

Pubblicato in: Fili, Identità, Sensi

Mi ricordo il tuo profumo, anche se tu non hai mai conosciuto il mio.
Mi si è impigliato tra le dita quando ho toccato i tuoi pensieri passandoti più volte la mano tra i capelli e il sonno, e quando ti ho stretto le mani forte. Ma anche ogni volta che ti leggo, perché tocco le tue parole: il profumo è lo stesso, nonostante il silenzio.

Pubblicato in: Albe, Città, Estati, Età, Identità, Notti, Sensi

Mi ricordo che in periodi deserti come questo la città suona in modo diverso dal solito.
Mi ricordo che all’alba, dalla finestra aperta, ho creduto più volte di sentire il cigolio ritmato come di una vecchia altalena, immaginando bambini che non c’erano, uno a dare una leggera spinta, l’altra con le gambe tese e la vestina gonfia di vento a imprimere lo slancio.
Mi ricordo i passi di notte, sempre più frettolosi e l’asfalto quasi cavo e metallico.
Mi ricordo i treni in sosta, lontananze di motori accesi e impazienti, simili a quelli di qualunque stazione di ogni altrove, che raccontavano la strada, sapevano di viaggi lunghi come le storie di ognuno, e delle attese deluse, più di ritorni che di partenze.
Mi ricordo che i rumori della città in questi giorni di agosto riecheggiano cose che riconosciamo ma abbiamo dimenticato, attutiti o profondi, taglienti, accartocciati, rotolanti sul ciglio della strada, secchi o ammorbiditi dall’indolenza, mentre risuonano dei vuoti intorno e dell’aggirarsi smarrito delle cose sopravvissute.
Mi ricordo che quelle che ora sono evocazioni un tempo erano cose che accadevano.

Pubblicato in: 11-20, Amori, Estati, Identità, Mari, Sensi, Sogni

Mi ricordo che all’incantesimo della notte di san Lorenzo ci credevo davvero. E, male che fosse andata con le stelle cadenti, avrei avuto comunque una serata di libera uscita al riparo da occhi indiscreti con l’amore estivo di turno, magica come può essere solo una notte stellata di mezzo agosto nei luoghi in cui la giovinezza detta la sua legge.

«Desiderio» è guardar le stelle e chiedere che da loro scenda qualcosa; perché de significa anche «giù da» e i sidera sono le stelle, come ben sai. In quella s dolce come un sussurro, in quella d che canta, lì all’inizio, in quel des che è anche radice di mancanza, bisogno, c’è un abbraccio di tenerezze foniche e perle di significati che non puoi analizzare, separare nel momento in cui li pronunci: quell’intreccio, quella fusione, quell’armonia è già in te e restituisce alla tua mente, al tuo sangue, ai tuoi nervi un sentire amico, la gioia nota, inconfondibile.

(Roberto Vecchioni, Le parole non le portano le cicogne)