Pubblicato in: 11-20, Affetti, Estati, Fili, Identità, Mari

Mi ricordo che questo giorno era un po’ una festa, ovunque fossimo. Pervaso da una strana energia, simile a quella riservata alla soglia di un nuovo anno. La tavola era quella festiva, lo spirito conviviale anche, i progetti rivolti all’autunno carichi di aspettative. Ferragosto, una boa. Mi ricordo il risveglio e il buongiorno beneaugurante, quasi l’estate l’avessimo attraversata solo per dircelo. «Buon ferragosto» mi arriva oggi da lontano e fraterno, corre su un filo, senza che ci sia nulla da festeggiare con ciò che resta.

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Mi ricordo il tempo passato a dipingere uova, alla maniera dei pisanki. Mia madre organizzava tutto per tempo e passavamo giorni così, tra lentezza e pazienza, pennellini e colori smaglianti, fedeli a una tradizione di terre lontane che non rammento come mai fosse tanto radicata in casa nostra. Me ne sono ricordata stasera, quando mi è stato chiesto come mai a centro tavola ci fossero una dozzina di uova bianchissime che parevano in inspiegabile attesa di una magia che stenta a tornare.

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Mi ricordo che di questi giorni si cominciava ad archiviare l’estate. O almeno a chiudere la casa che per circa tre mesi avevamo profumato di zuppe di pesce, sabbia e gomma di canottini e materassini, piccoli tesoretti fatti di conchiglie, paguri e stelle marine, olio di cocco e fresco di bucato. Mi ricordo che era un’avventura lunga e faticosa, affrontata in parte controvoglia ma sollecitata da quell’odore buono di cancelleria nuova di zecca che annunciava il nuovo anno di scuola. Mi ricordo che il futuro, qualunque fosse, finiva per sembrare sempre più allettante del passato, anche se non ne sono più tanto certa.

Pubblicato in: 11-20, Amori, Estati, Identità, Mari, Sensi, Sogni

Mi ricordo che all’incantesimo della notte di san Lorenzo ci credevo davvero. E, male che fosse andata con le stelle cadenti, avrei avuto comunque una serata di libera uscita al riparo da occhi indiscreti con l’amore estivo di turno, magica come può essere solo una notte stellata di mezzo agosto nei luoghi in cui la giovinezza detta la sua legge.

«Desiderio» è guardar le stelle e chiedere che da loro scenda qualcosa; perché de significa anche «giù da» e i sidera sono le stelle, come ben sai. In quella s dolce come un sussurro, in quella d che canta, lì all’inizio, in quel des che è anche radice di mancanza, bisogno, c’è un abbraccio di tenerezze foniche e perle di significati che non puoi analizzare, separare nel momento in cui li pronunci: quell’intreccio, quella fusione, quell’armonia è già in te e restituisce alla tua mente, al tuo sangue, ai tuoi nervi un sentire amico, la gioia nota, inconfondibile.

(Roberto Vecchioni, Le parole non le portano le cicogne)

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Mi ricordo che grazie alla fissazione di mia madre mi ero appassionata ai bastoncini dello Shangai, ma ovviamente nessuno tra i miei coetanei amava quel gioco. Neppure gli scacchi, purtroppo, mia passione di allora.

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Mi ricordo la 126 azzurra di quel cesso di T.
Diplomazia d’obbligo e pazienza a palate, perché amico del tizio con cui stavo insieme ma soprattutto perché potevo approfittare per guidare e far pratica (ero un tantino opportunista, all’epoca, poi mi è passata).

Pubblicato in: 11-20

Mi ricordo la relazione tra una cassetta e una matita, e su questo mi piacerebbe sfidare tutti gli adolescenti cervelloni di oggi per vedere cosa viene loro in mente.